10 marzo 2011

Cattive abitudini

L'informatica diffusa a tutti i livelli, l'apparente semplicità con la quale si inviano una mail, si configura un computer per navigare su internet, si usa un foglio elettronico per intabellare dei dati ci fa credere tutti informatici e ci fa credere che sia tutto facile. C'è anche tutta una serie di informatici che lo crede, e di imprenditori nell'ambito dell'informatica che lo fanno credere.

Ma non è vero.

A causa di questo malaugurato pregiudizio non si fà più l'analisi, si personalizzano i programmi in casa dei clienti e non si collaudano. E quando c'è qualcosa che và storto non si è capaci di fare la manutenzione che, non ci crederete, anche quella deve essere progettata!

Così succedono i disastri. Per esempio vengono coinvolte in un malfunzionamento tante persone, quando sarebbe bastata una sola persona a fare il collaudo. Persona che non ha risparmiato il suo tempo, in quanto è comunque presente e guarda gli altri che "provano se và".

Questa cosa ha impatti devastanti.

L'altro giorno ero da un cliente: dovevamo provare una procedura organizzativa supportata dal software. Intanto chi ha sviluppato il programma non ha capito che dovevamo collaudare la procedura, non il software che già doveva essere pronto e funzionante, e così abbiamo provato ambedue le cose.

Tra le mani mi arriva un documento nel quale una somma faceva letteralmente così: 1+2=5

Braccio teso - mano oscillante lo sviluppo completo del software, un importante pacchetto applicativo, è valutabile in circa 60 milioni di euro. In un attimo la credibilità è andata a farsi benedire: la credibilità del software e la credibilità del cliente che lo ha acquistato.

Poi, ad attendere che il guasto fosse messo a posto, vi erano una decina di persone che, in realtà, si erano riunite per fare tutt'altro. Il costo di questo malfunzionamento è stato scandalosamente alto, sia dal punto di vista dei costi diretti che dell'immagine per le aziende.

A queste cose si deve stare attenti.

Facciamo un esempio iperbolico: a metà aprile parte la missione Shuttle STS134 che poterà in orbita un satellite prodotto finale di un progetto del valore di quindici miliardi di dollari. Secondo voi c'è qualcosa che fa 1+2=5? Certo, vi può essere un guasto, ma i collaudi sono stati fatti: non si può mandare in orbita il satellite e poi "vedere se và". Deve andare alla prima.

Se c'è qualcosa che fa 1+2=5, nel più fortunato dei casi si perde il satellite, e i 15 miliardi di euro; nel peggiore si perdono le sette vite dell'equipaggio.

E' chiaro, tutto è proporzionale, però le cose grosse rendono l'idea, e le cose piccole impoveriscono la tasca. Oltre che a ingenerare incazzature atomiche.

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